La Resilienza nel Tennis e nello Sport

Resilienza nel tennis e nello sport

Fin dall’ inizio della mia professione mi sono concentrato prevalentemente sugli aspetti “mentali” del tennis e dello sport in genere.
Ho sempre pensato che una buona “padronanza tecnica” ed un’ottima preparazione fisica sono sì importanti, ma nel momento in cui un atleta o un tennista, messi “sotto pressione” dalla gara, non riescono ad esprimere le loro potenzialità, tutto il lavoro fatto in allenamento risulta inutile.

Eccomi così, nei primi anni ’90, in giro per l’Italia a documentarmi ed aggiornarmi sulla Psicologia dello Sport, sul “Mental Training” e su quello che il Coach Alberto Castellani in “Tennis Training” definiva già allora l’ “Allenamento Invisibile” degli atleti.

Oggi, a più di venti anni di distanza, è “normale” parlare di questi argomenti e tantissimi atleti di tutti i livelli e di tutti gli sport hanno il supporto di Allenatori preparati su questi argomenti, Psicologi dello Sport o “Mental Trainer”.
Ci si è finalmente resi conto che in gara, a qualsiasi grado di competizione (dalle categorie giovanili, agli amatori, all’alto livello), a parità di livello, la differenza sta nel “controllo” dei pensieri e nella capacità della persona di gestire le reazioni/tensioni emotive di quei momenti.

Quando le cose vanno particolarmente bene, come ho scritto in “La “Zone” di Andre Agassi e di Michael Jordan” e in “Il “Flow” di Roger Federer , è possibile esprimere le proprie capacità come in uno “stato di grazia”, ma è nel momento in cui le cose vanno male che si capisce il vero valore dei tennisti/atleti,…è lì che si vede la loro capacità di essere “resilienti”.

Il termine “resilienza” è usato in diversi settori della vita quotidiana, ma in generale, per quel che ci riguarda, si può sintetizzare come la capacità degli atleti di affrontare le avversità, di superarle e di uscirne rafforzati.
Un atleta/tennista “resiliente” riesce ad andare sempre avanti, cerca di trovare continuamente soluzioni, mantiene un atteggiamento positivo di fronte alle difficoltà della gara e fa lo stesso, in una visione più generale, quando si presentano difficoltà e problemi nella sua carriera sportiva (infortuni gravi, lunga serie di sconfitte, ecc…).

Il tennis, in questo contesto, è uno sport veramente “spietato” (ne ho parlato in “Gli Errori e le Difficoltà in una partita di Tennis”): quello che succede durante i matches può essere esageratamente “frustrante” e se i nostri giocatori non sono sufficientemente “resilienti”… difficilmente trovano il modo di “portare a casa le partite”.

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Ci sono 8 commenti per questo articolo
  1. MARCO alle 18:15

    CIAO GIANNI, MI FA PIACERE RILEGGERTI..

    ANCHE QUESTA VOLTA HAI CENTRATO IL DISCORSO, CONCORDO CHE L’ASPETTO MENTALE, A PARITA’ DI QUALITA’ TECNICHE, E’ VERAMENTE CIO’ CHE FA LA DIFFERENZA.
    A TUTTI E’ CAPITATO IN ALLENAMENTO DI TENER TESTA AGEVOLMENTE AL COMPAGNO DI GIOCO, MA POI IN PARTITA PERDERE PASSANDO PER SITUAZIONI A DIR POCO “IMBARAZZANTI”.

    E’ VERO IL TENNIS E’ SPIETATO E QUESTO E’ PROPRIO IL SUO BELLO, TI METTE A NUDO CON I TUOI LIMITI E SEI SOLO CON TE STESSO NELL’AFFRONTARE LE TUE DEBOLEZZE.
    MA CHE SODDISFAZIONE QUANDO IL TUO APPROCCIO MENTALE RESTA POSITIVO,
    QUANDO LOTTI RIUSCENDO AD ESPRIMERE IL TUO GIOCO “LIBERO DI TESTA”.

    IL TENNIS NON E’ ALTRO CHE UN SPECCHIO DEL TUO COMPORTAMENTO ANCHE FUORI DAL CAMPO,
    DEL TUO PORTI NELLA VITA DI TUTTI I GIORNI.

    RESTO COMUNQUE SEMPRE COLPITO NEL CONSTATARE CHE ANCHE I CAMPIONI PIU’ FORTI FANNO SEMPRE RIFERIMENTO ALL’ESSERE “IN FIDUCIA” COME ELEMENTO FONDAMENTALE, ANCHE PER LORO, PER ESSERE IN GRADO DI VINCERE UN TORNEO.

    CIAO MARCO DA COMO

  2. Gianni alle 23:03

    Ciao Marco…mi piace molto questo tuo commento perché entra ancora più dettagliatamente nel merito dei temi trattati.
    Aggiungo ancora che “l’ essere in fiducia” è un percorso che si costruisce, a tutti i livelli, giorno dopo giorno attraverso la consapevolezza di essersi preparati ed allenati nel modo più congeniale possibile. Si raggiunge così un livello dove diventa “normale” assumersi le responsabilità che lo sport competitivo richiede ed in questo i grandi campioni sono dei maestri impareggiabili che secondo me devono essere presi sempre più come esempio dai giovani.
    Purtroppo, invece, troppo spesso è molto più facile per i ragazzi, “sciogliere” e cercare “la colpa” nel vento, nei genitori, nell’arbitro e come accade di frequente nell’ operato dell’allenatore che magari, per seguirli nel torneo, si è “sparato” duecento chilometri in auto… gratuitamente… pagandosi le spese… e trascurando la famiglia e la sua vita personale.
    A presto…Gianni

  3. Eleonora alle 10:02

    Buongiorno Gianni: ho letto con curiosità molti articoli del tuo blog partendo da questo. Mi piacerebbe approfondire l’argomento, hai dei testi o siti da consigliarmi?

  4. Gianni alle 19:13

    Salve Eleonora…grazie x esserti soffermata sui miei post, scrivimi una mail che ti mando sicuramente qualcosa ….(gianniberni@libero.it oppure su Facebook: Gianni Berni o Il Blog di Gianni Berni)..ti aspetto…Gianni

  5. claudio alle 11:25

    Quando
    I ragazzi 17 in non trovano successo nella scuola, nella famiglia, nel tennis…mi chiedo perché buttare via tutto quello che hai appreso ..e non riuscire a trovare una buona e semplice motivazione per andare avanti in tutte e tre la attività ?
    Mi dai una buona motivazioni da trasmettere ai figli gemelli classifica 4/1 e 3/5 ?
    Grazie
    Un genitore
    Claudio

  6. Gianni alle 21:13

    Ciao Claudio…grazie di essere intervenuto,… da quello che brevemente descrivi della situazione dei tuoi gemelli non si capisce granchè…. non capisco cosa vuoi dire con “buttare via” e “non trovano sucesso ecc…”… mi sembra che vengano evidenziati solo aspetti negativi della questione….scrivimi in privato, se ti va, fornendomi una descrizione più dettagliata di cosa succede ed essendo “esterno” …magari qualche suggerimento utile riesco davvero a passartelo:):) … gianniberni@libero.it…ti aspetto…Gianni

  7. Igor alle 9:00

    Fantastico argomento, centrato in pieno l’aspetto VERO dell’ esser un tennista efficace.
    Credo sia fondamentale insegnarlo ai giovani, ma quanto più ancora questo insegnamento, imprinting debba esser trasmesso e fatto radicare senza forzature.
    Spiegandomi meglio, i giovani sono molto intelligenti, acuti, i ragazzini tennisti che tecnicamente sono evidentemente ben più avanti rispetto altri sono immediatamente individuabili in campo, e lavorare con loro sulla loro resistenza mentale lo trov molto difficile, per il loro “andare in allarme”.
    Per la loro “intelligenza sportiva” ho notato che appena perdono il controllo, lavorare sul loro atteggiamento è un impresa se fatto a parole chiare, immediate, e dirette. Anche se costruttive e distensive certi vanno in tensione-difesa ancor più.
    Questo lo noto con mio figlio, under 12, tecnicamente molto preparato ed efficace, finchè và tutto bene… appena esce dai binari con 2 3 colpi fatti male (x ritardo in apertura e preparazione al 90%), farlo rientrare è un impresa. Si demoralizza, chiude, scalcia, ed entra in una lotta con se stesso che mi fà davvero star male. Non dal punto: vittoria-sconfitta, aspetto al quale ho sempre dato importanza marginale, quanto invece non “vederlo più sereno”. Non riesco ad aiutarlo ne direttamente, ne “indirettamente”.
    Quello che vorrei è solo vederlo rientrare nel suo muoversi sciolto e vederlo divertire. Ripeto sconfitta-vittoria sono per me marginali, ho cercato di fargli apprezzare l’aspetto tecnico e stilistico del gioco tennis.
    Come poterlo aiutare? Lui e tutti quei ragazzi-ragazzini che entrano così in conflitto con se stessi? Parlarne? Ho notato che questo crea più tensione che altro.. molto probabilmente sbaglio i termini.
    Grazie per il suo aiuto e tutti i preziosi consigli nel suo sito, complimenti sinceri.

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